giovedì 24 settembre 2009


La civiltà nuragica

La civiltà nuragica, si sviluppò in Sardegna tra il Bronzo e il Ferro. Diversi studiosi accreditano l’ipotesi che i nuragici siano da riconoscersi negli Shardana, il principale fra i “Popoli del mare” menzionati nei documenti egiziani tra il XVI e il XIII a.C.
Per dovere di cronaca segnalo altri componenti di questi popoli: Akawasa (Achei), Thursha (Etruschi), Sakalasa (Siculi), e Wasasha (Corsi). Degli Shardana si sa che erano molto aggressivi e che razziarono il Mediterraneo su navi da guerra. Avrebbero un’origine anatolica perché quegli uomini che usano uno scudo tondo e un elmo provvisto di corna sono rappresentati nei bronzetti e il loro nome ha la stessa radice “srdn” da cui deriva l’ethnos dei Sardi e che si trova incisa sulla “stele di Nora” dell’VIII a.C.
Nell’Età del Bronzo il quadro delle primitive culture sarde, come illustrerò più avanti, si trasforma completamente rispetto al passato.[1] Su tutta l'isola sorgono migliaia di nuraghi, costruiti con possenti blocchi di pietra. Queste ciclopiche torri rotonde caratterizzano il paesaggio della Sardegna centrale, immagine di un mondo primordiale in cui i nuraghi sorgono all'improvviso come enormi secchi di pietra capovolti dalla mano di un gigante. L'archeologia ha già ampiamente confermato la validità del racconto di Diodoro a proposito della magnificenza dell'architettura protosarda,[2] tanto mirabile da essere attribuita all'arte geniale di Dedalo, chiamato in Sardegna ora da Aristeo, ora da Iolao.
Nel 1800 e nei primi anni del 1900 erano piuttosto accese le discussioni sul significato e sulla funzione dei nuraghi. Dopo gli scavi archeologici di Taramelli, le indagini del Lilliu e le numerose ricerche topografiche non ci sono più dubbi sul loro ruolo di edifici fortificati. Per la loro eccezionale monumentalità si differenziano non solo dalle abitazioni del villaggio ma anche dai templi e dagli edifici sepolcrali.[3] Ancora oggi, dopo 3500 anni, i loro ruderi sono grandiosi e suggestivi: sono le più possenti, e tecnicamente le più perfette, costruzioni megalitiche d'Europa e di tutta l'area del Mediterraneo occidentale...... (Da SHRDN Signori del mare e del metallo)
[1] Rainer Pauli 1990, pp. 82-83.
[2] Rainer Pauli 1990, pp. 82-83.
[3] Ugas 2006, p. 22.

lunedì 21 settembre 2009




Metà del secondo millennio a.C.




Si svilupparono in questo periodo forme di civiltà in villaggi sorti intorno a residenze fortificate. Inizialmente sono capanne del tipo Sa Turricula nelle quali il capo clan e la sua famiglia risiedono e indicano alla comunità la strada da seguire. La trasformazione di queste capanne (con base in pietra) in nuraghe slanciati avviene con la gerarchizzazione sempre più¹ profonda della società che porta i capi a distinguersi in prestigio e ricchezza (non dimentichiamo che i minerali sardi erano l'attuale petrolio).


Il territorio isolano era contraddistinto da zone in cui la pesca, la pastorizia e l'agricoltura avevano avuto un imponente sviluppo. Di queste civiltà si hanno prove e testimonianze che risalgono fino al sesto millennio a.C.: sono diffusi oggetti di ceramica tardo neolitica, lavorata a mano, sottoposta a procedimenti di lisciatura o incisione e dipinte con forme geometriche non prive di variazione di fantasia.


Queste antichissime testimonianze, di gran lunga precedenti la comparsa dei nuragici, provano la presenza di vita religiosa ed economica in Sardegna già prima del contatto della regione con le grandi civiltà della Mesopotamia. Dimostrano inoltre l'esistenza di un antico sostrato di civiltà indigena con sviluppi autonomi, che ha percorso i presupposti necessari per il diffondersi di centri commerciali che scambiavano i prodotti della pastorizia, dell'artigianato e dell'agricoltura locali. I centri di scavo ci mostrano prove di elevato tenore di vita con presenza di ceramiche colorate e decorate che rivelano la presenza di grandi ricchezze dei dinasti locali.


La presenza di agenzie commerciali si protrasse per molti secoli, comportando progressi nella vita economica e culturale dell'isola: durante il secondo millennio si può parlare di una forma di colonialismo commerciale, che non soltanto lasciava sopravvivere l'assetto politico e sociale precedentemente trovato in Sardegna, ma determinava miglioramenti nella tecnologia in genere e in particolare nella metallurgia, in quanto insieme alle merci venivano importati anche procedimenti tecnici nella fabbricazione dei manufatti.In questo periodo, forse per influenza Mesopotamica, anche le tradizionali figure religiose abbandonano la stilizzazione neolitica per assumere caratteri maggiormente realistici e antropomorfici, e cominciano ad apparire insieme con altre figure di uomini o di animali. La produzione ceramistica fa pensare ora all'esistenza di una più vasta sfera di acquirenti, con esigenze di gusto più complesse e più sensibili all'arte.


Le nuove influenze introducono motivi decorativi inediti accanto alle antiche forme geometriche. Compaiono spirali, linee ondeggianti, grandi anfore e grandi brocche di ceramica non soltanto dipinta ma anche a rilievo e, nello stesso tempo, si introducono nuovi procedimenti di verniciatura e si imitano in argilla oggetti di bronzo, impiegando vernice e modellature che danno alla terracotta dipinta l'agilità , la fantasia e la ricchezza degli oggetti metallici. La comparsa del vino come bevanda suggerisce tazze particolari e concede all'estro dei modellatori libertà di invenzione nella creazione di brocche con becchi che consentono di versare il liquido, certamente prezioso, senza sprecarlo.


Un miglioramento generale del tenore di vita e più articolate esigenze nei consumi presuppongono però una nuova struttura sociale, che non è più concepibile in forma di grosse aziende agricole nelle quali tutti i sudditi lavorano per il sovrano, mediatore rispetto alle forze divine di una religione idolatrica, con una funzione a un tempo magica e sacrale.


Il sovrano è quello della comunità . I confini territoriali fra clan portano ad una situazione di precario equilibrio fra territori tribali. Certamente si raggiungevano accordi matrimoniali o situazioni nelle quali gli scambi economici fra comunità erano intensivi con benefici reciproci. La situazione si evolvette quando chi doveva provvedere alla sicurezza del capo e della comunità di appartenenza (e quindi doveva vivere a carico del clan) iniziò a desiderare un avvicinamento ai benefici del potere del sovrano. La discendenza non è ancora chiaro se inizialmente avvenisse per nomina della "casta" di guerrieri o per filiazione diretta del capo ma sono convinto che la storia cambiò quando "corte" e"difensori" entrarono in conflitto per la decisione del sostituto. Nel giro di qualche secolo (direi intorno al XVIII-XVI a.C.) si passò dalle parole ai fatti con la proliferazione di clan capeggiati da piccoli sovrani legati da vincoli di parentela che riuscirono ad organizzare quello spettacolare esempio di società forte e compatta che occupò capillarmente l'intero territorio dell'isola con gli edifici più imponenti che la storia dell'Occidente ricordi.


I nuraghi non possono essere stati costruiti senza il consenso da parte di un potere centrale forte perchè non basta edificare...bisogna cercare il materiale, tagliarlo, trasportarlo, posizionarlo e...viverlo, sia esso un luogo di culto, una torre di avvistamento, una residenza fortificata o quello che ognuno di noi può intendere per "funzione di un nuraghe". Ritornando all'aspetto simbolico c'è da aggiungere che il maggiore sviluppo antropomorfico delle individualità divine indica, a sua volta, che la divinità ha abbandonato le arcaiche forme idolatriche (divinità come potenza generativa della natura) pur restando legata a una forma prevalentemente naturalistica, inerente principalmente al felice sviluppo di tutti i cicli della vita, dell'agricoltura e della pastorizia. Nel fondo religioso persiste, quindi, il concetto della presenza di una divinità femminile come simbolo della fecondità della terra e di ogni cosa animata e inanimata: una Dea Madre.

Pierluigi Montalbano

sabato 19 settembre 2009

NUOVO SAGGIO ARCHEOLOGIA


Titolo: SH R D N Signori del mare e del metallo

Autore: Pierluigi Montalbano


Tipologia: Saggio


Collana: ARCHEO 2009


Casa Editrice: Zènìa Editrice di Mario Murru


Finito di Stampare: Mese di Luglio


Costo: € 20,00